Onorevoli Colleghi! - È di questi giorni lo scandalo, peraltro ancora da valutare esattamente nelle sue reali dimensioni, che vede ancora una volta coinvolto pesantemente lo sport del calcio nel nostro Paese.
      Grazie a intercettazioni telefoniche ordinate nell'ambito di inchieste di alcune procure della Repubblica, secondo quanto riportato dagli organi di informazione, sta emergendo il ritratto di una lobby di potere che ruota intorno ai vertici della società di calcio Juventus, e che coinvolge dirigenti federali, dirigenti arbitrali, alcuni arbitri, nonché i vertici della Gea World, la società che ha le procure di circa 200 giocatori di calcio professionisti.
      Dalle intercettazioni effettuate emergerebbero palesi interventi del direttore generale della Juventus e della stessa società Gea, per avere direttori di gara «graditi» per partite internazionali e amichevoli di prestigio, tanto che lo stesso direttore generale, suo figlio e i soci della società Gea risulterebbero indagati con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode in competizione sportiva. Così come emergerebbero delle pressioni sull'allenatore della nazionale italiana di calcio per quanto riguarda le convocazioni dei giocatori.
      Tutto questo alla vigilia dei prossimi Mondiali di calcio in Germania.
      Una inchiesta che si sta allargando di ora in ora e che sta mettendo a nudo i rapporti «pericolosi» e poco puliti tra i poteri forti del calcio italiano: arbitri, designatori, procuratori, calciatori. Indagati che - se le indagini lo confermeranno - avrebbero messo in piedi una sorta di organizzazione in grado di condizionare il calcio italiano.
      Una stagione calcistica, quella del 2004-2005, sotto il controllo della magistratura, oltre 200 utenze intercettate, oltre 40 indagati eccellenti tra i quali alcuni arbitri

 

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di primo piano e la Juventus che rischia la retrocessione in serie B.
      I primi effetti immediati sono stati le dimissioni dell'intero consiglio di amministrazione della Juventus; le dimissioni di Franco Carraro dalla presidenza della Federazione italiana gioco calcio (FIGC), il commissariamento della stessa FIGC, con la nomina a commissario straordinario di Guido Rossi, a cui inevitabilmente spetterà, tra gli altri, un compito estremamente delicato: riscrivere le regole e ridare credibilità al mondo del calcio.
      E accanto a tutto questo, si sta aprendo nelle ultime ore un nuovo filone di indagine che vede coinvolti dei broker che, pur essendo privi della licenza di ricevere scommesse, raccoglievano ugualmente puntate per un giro di denaro stimato intorno a un milione di euro complessivo. Tra gli scommettitori ci sarebbero anche alcuni calciatori professionisti.
      Tutto ciò mostra un livello di corruzione che ha superato qualunque soglia di tollerabilità. Ma il rischio più che concreto è che quanto sta emergendo in queste ore, pure nella sua vastità, sia solamente la punta di un iceberg.
      Il problema drammatico della «questione morale» nel mondo del calcio purtroppo non è nuovo. Lo stesso Parlamento, già due anni fa aveva lanciato l'appello per un calcio «più pulito». E lo aveva fatto all'esito di una indagine conoscitiva svolta dalla Commissione Cultura della Camera dei deputati, che aveva lavorato a fondo sul sistema del calcio professionistico.
      Vale la pena riprendere uno stralcio delle conclusioni del documento approvato dalla Commissione a conclusione dell'indagine conoscitiva (Doc. XVII, n. 13, XIV legislatura): «(...) È emersa una unanime esigenza di recupero dei valori fondanti dello sport da parte di tutto il mondo del calcio professionistico. Il principio fondamentale alla base dell'attività sportiva deve tornare ad essere la crescita della persona e la sua educazione. A tal fine è necessario che il calcio riesca a promuovere i valori della competizione leale, del rispetto reciproco e del senso di responsabilità». Non potevano esserci, naturalmente, riferimenti diretti al malcostume poi emerso con lo scandalo che in questi giorni sta occupando le prime pagine dei giornali. C'era tuttavia, e forte, la richiesta di una moralizzazione dell'intero sistema del calcio professionistico italiano.
      La presente proposta di legge si propone di istituire - fatte salve le specifiche competenze della giustizia ordinaria e di quella sportiva - una Commissione parlamentare di inchiesta sul mondo del calcio professionistico anche alla luce del rilevante ruolo sociale ed economico svolto dal calcio nel nostro Paese. Si ritiene opportuno e utile porre infatti il Parlamento nella condizione di farsi carico, nell'ambito delle sue prerogative, di questo purtroppo perdurante fenomeno di diffusa illegalità e di malcostume, che mina alla base quei codici di lealtà, di correttezza e di probità, che dovrebbero essere princìpi fondanti dello sport.
 

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